giovedì 14 marzo 2013

Habemus Papam

E' arrivato da lontano e da vicino.
Leggendo qua e la e ascoltando si scopre che la frase "mi hanno preso alla fine del mondo" si riferisce (forse) a una frase su un muro della casa sperduta nel paese di provenienza dei nonni, che reca scritto 'qui è la fine del mondo'.
Tra l'altro lo conosco, quel paese, ci si passava sempre per la strada che portava al paesotto di nonna R. e gli zii.
Su Faccialibro imperversa di tutto, da insulti e blasfemie a cori quasi da stadio.
Amici che scrivono: 'Franci, mi raccomando, non ci deludere anche tu...'. Immagino si riferiscano alle dottrine e ai conandamenti della Chiesa che a loro non vanno giù.
E mi domando: ma cosa si aspetta la gente da un Papa?
E' vero che questo è un Gesuita. I Gesuiti, si sa, sono sempre quelli più 'avanti'.
Viene da un paese umile, lui è umile (niente macchine blu, solo metropolitana e a piedi). Le sue prime parole sono state di una normalità disarmante: "Buonasera e grazie. Pregate per me."
Sembra quasi che la Chiesa lo abbia scelto apposta come per promettere che farà riavvicinare chi è lontano o chi non crede.
Perfino io mi sono commossa.

Ma la Chiesa è sempre la Chiesa.
Non aspettiamoci certo che cominci a dire che l'eutanasia sia una bella cosa o che gli omossessuali si possano sposare addirittura in chiesa. E l'aborto? Il preservativo? Tutto benedetto da Dio?

Perlomeno sembra un Papa buono come il caro vecchio Wojtyla.

Ai posteri l'ardua sentenza.

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