Di ritorno ci becchiamo l'ora di punta e tutti i pendolari della periferia e non ammassati in metropolitana.
Mi guardo in giro e mi perplimo.
Tutti dico tutti hanno lo sguardo magnetizzato dai vari aggeggi tecnologici ultramoderni. C'è il giovanotto con le cuffie attaccate al suo Iphone (che va per la maggiore. ma allora siamo tutti ricchi in Italia?), la casalinga/nonna/zia che torna dalle commissioni e telefona alla figlia/nipote/amica per dire che sta arrivando, fino al manager rampante con tanto di Ipad e andamento frettoloso (perché, si sa, i manager sono sempre di fretta).
Ma come... e il vecchio passatempo di guardarsi in giro, contare le fermate, magari scambiare qualche parola con il vicino o sorridere a chi si ha di fronte?
Mi ricordo (oddio mi sembro vecchia ora) quando scendendo ai treni si aveva l'impressione di entrare in un'oasi di relax. Niente campo, i cellulari non prendevano. Non c'erano neanche i mega schermi che ti proiettavano previsioni del tempo o tariffe dell'Atm. L'ancora di salvezza era il caro vecchio libro tascabile che si tirava fuori dalla borsa o dalla tasca dei pantaloni.
Questo scritto (qua lo dico e qua lo nego) da una che ha un Macbook a casa (e qua lo dico: Mac - tablet 1 a 0 solo per la comodità della scrittura e scusatemi se è poco), un Kindle nella borsa a tracolla e un tablet nuovo di pacca (ma che rimane a casa e di cui spero io e ilPupone riusciremo a farne un uso consapevole).
Però, dai, un po' di nostalgia ce l'abbiamo tutti...
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