domenica 13 maggio 2012
Una scrittura femminile azzurro pallido
Leonida si girò di scatto. Amelie disse allora: "Quand'è che ti decidi a guardare la posta?".
"Che noia mortale" mormorò lui, guardando attonito la pila di lettere su cui la sua mano continuava a posarsi, esitante e riottosa. Poi sfogliò le lettere come fanno i giocatori con un mazzo di carte e le guardò con l'esperienza consumata del funzionario a cui basta una mezza occhiata per capire che cosa c'è di importante nella "corrispondenza in arrivo". Erano undici le lettere, di cui dieci scritte a macchina. Tanto più eloquente spiccava in quella serie amorfa l'undicesima lettera scritta a mano con inchiostro azzurro pallido. Una scrittura femminile, i caratteri grandi, un poco ripidi e severi.
...
Come tutti gli altri funzionari dello Stato di grado elevato, il capodivisione non teneva i signori ministri in particolare considerazione. Questi ultimi cambiavano di continuo, infatti, in base ai giochi di forza politici, mentre lui no, lui e i suoi colleghi restavano al loro posto. I ministri, portati alle stelle dai partiti per poi essere spazzati via da questi stessi partiti, somigliavano perlopiù a poveri naufraghi aggrappati disperatamente alle zattere del potere. Non avevano né la giusta visione per comprendere i labirintici iter del lavoro ministeriale né la giusta sensibilità per le sacre regole della burocrazie fine a se stessa. Nella stragrande magigoranza dei casi, erano uomini rozzi e mediocri che non sapevano far altro che sforzare la loro voce sguaiata per parlare in riunioni di piazza o bussare con fastidiosa insistenza alle porte di servizio degli uffici ministeriali per raccomandare i loro compagni di partito o le loro famiglie.
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